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Nozioni base di prestampaIlluminazione standard per le arti grafiche, CRI
Illuminante standard
Sotto illuminanti diversi (lampada ad incandescenza, luce del sole, lampada al neon, ecc.) i colori di uno stampato si vedono diversi. Dunque è stato stabilito a livello internazionale un particolare illuminante sotto il quale vanno visti gli stampati.
Esistono diversi illuminanti standard, definiti da CIE (Commission Internationale de l’Eclairage) mediante il loro spettro e tra questi quello specifico (secondo ISO) per le arti grafiche è l’illuminante D50, che ha questa distribuzione spettrale di potenza relativa:
Le coordinate di cromaticità di questo illuminante (per l’osservatore 2° 1931) sono:
x | y | |
---|---|---|
D50 | 0.34567 | 0.35851 |
Qui sotto si vede dove si colloca questa cromaticità nel diagramma xy:
La temperatura correlata di colore della cromaticità dell’illuminante D50 è 5002 K.
Ora, si dà il caso che lo spettro di questo illuminante (nella prima figura in alto) sia solo “teorico” (come tutti gli spettri D, cioè daylight) nel senso che non esiste nessuna “lampada” fisicamente disponibile che emette una radiazione che ha esattamente questo spettro.
Ci si accontenta allora di avere un illuminante
- con le stesse coordinate di cromaticità e
- con uno spettro il più simile possibile allo spettro D50.
Come si fa a valutare la similitudine di due spettri? Con una procedura indicata come CRI (color rendering index). Il CRI è un numero tra 0 e 100, se è alto i due spettri sono molto simili. Qualche dettaglio in più in Indici di metamerismo.
Lo spettro qui sotto, per esempio, ha circa la stessa cromaticità di D50, ma con un indice di resa colore (CRI) di circa 99 (questo significa che simula molto bene lo spettro dell’illuminante D50). Si tratta di una lampada Solux disponibile in commercio.
Anche lo spettro riportato qui sotto ha circa la stessa cromaticità di D50, ma con un indice di resa colore più basso. Si tratta di una lampada Philips. Non sto dicendo che la Philips produce lampade scadenti, ma sto dicendo che questa lampada ha una resa colore inferiore a quella di Solux, e per questo costerà immagino molto meno (la Philips avrà sicuramente in catalogo anche lampade con un CRI più alto).
Quelli che ho riportato qui sopra sono solo esempi per rendere l’idea, non sono valutazioni precise sulle temperature, i CRI, le marche.
Norme ISO e CIE per gli illuminanti nelle arti grafiche
Tutte queste cose, e altre ancora, sono previste nelle norme ISO e CIE.
La norma ISO 3664 (1975, 2009, 2015) Graphic Technology and Photography – Viewing conditions – indica una serie di altre norme e procedure a cui fare riferimento.
La norma identifica cinque condizioni di visione (viewing conditions):
- P1: confronto critico di stampati (da 1500 a 2500 lux):
- P2: confronto normale di stampati (zona di lavoro, da 375 a 625 lux);
- T1: visione diretta di trasparenti;
- T2: visione in proiezione di trasparenti;
- Monitor.
I principali standard citati nella norma ISO 3364 sono i seguenti:
- CIE 13.3-1995 Method of Measuring and Specifying Colour Rendering Properties of Light Sources. Questa è la procedura per determinare il CRI (Color Rendering Index).
- CIE 51-2-1999 A Method for Assessing the Quality of Daylight Simulators for Colorimetry. Questa è la procedura per determinare il MI (Metamerism Index).
- ISO 12646:2004 Graphic technology – Displays for colour proofing – Characteristics and viewing conditions. Vedi Monitor in un ambiente di prestampa.