Risultati per la parola ‘scuola’
Storia della sensazione del colore2.2.1 Monasteri cristiani, cultura carolingia e islam
I monasteri cristiani come centri culturali
La nascita e lo sviluppo dell’impero islamico
La nascita e lo sviluppo del Sacro Romano Impero
La schola palatina
La prima filosofia scolastica
Alla fine del IV secolo la Chiesa cristiana era andata al potere e aveva imposto la supremazia del sacerdozio sul regno. Nel 391 il Serapeo, uno degli edifici della Biblioteca, era stato distrutto dal vescovo di Alessandria, Teofilo (la Biblioteca verrà definitivamente distrutta nel 642 dagli islamici). I giochi olimpici che si sarebbero dovuti tenere in Grecia nel 393, considerati una festa pagana, erano stati annullati (saranno ripresi in versione moderna solo nel 1896). Nel 415 Ipazia, che era alla guida della scuola neoplatonica di Alessandria, era stata assassinata da estremisti arruolati dal vescovo Cirillo (370-444), successore di Teofilo.
Nel 395 Teodosio aveva diviso l’Impero in due parti: quella occidentale con capitale Milano e quella orientale con capitale Costantinopoli. Nel 476 Odoacre (433-493), capo delle tribù germaniche dell’esercito romano, era avanzato su Ravenna, aveva deposto il giovane imperatore d’Occidente Romolo Augusto (461-511) e era diventato re d’Italia. L’imperatore bizantino aveva preso la sovranità anche sull’impero d’Occidente, che aveva cessato di esistere ed è in questa data che si pone convenzionalmente la fine dell’età antica e l’inizio del Medioevo.
Alla deposizione dell’ultimo imperatore d’Occidente segue il periodo (circa un secolo) dei cosiddetti regni romano-barbarici. La maggior parte dei popoli barbari (Visigoti, Ostrogoti, Svevi, Vandali, Burgundi, Longobardi) si erano convertiti al cristianesimo nella confessione ariana, mentre solo i Franchi avevano aderito alla confessione cattolica. 1 La successiva divisione dell’impero tra i conquistatori ha come conseguenza il declino della civilizzazione romana, la dissoluzione delle infrastrutture, il graduale decadimento della cultura romana e dell’antica conoscenza greca. Invece la struttura della Chiesa cattolica, fondata su clero e fedeli, sopravvive quasi intatta alle invasioni e ai regni romano-barbarici e anzi a partire dal VI secolo si rafforza con la diffusione del monachesimo. Alcuni monaci, invece dell’eremitismo, iniziano a praticare una vita comunitaria in monastero sotto la guida di un padre spirituale.
I monasteri cristiani come centri culturali
Il filosofo neoplatonico Severino Boezio (475-525) è magister officiorum di Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, che regnò in Italia dal 493 al 526. Nel 523 Teodorico lo fa imprigionare con l’accusa di praticare arti magiche e lo sostituisce con Cassiodoro. Boezio scrive in carcere a Pavia il De consolatione philosophiae, uno dei principali canali per la conoscenza della cultura classica e in particolare della filosofia aristotelica, platonica e neoplatonica, letto da Tommaso e celebrato da Dante nel X canto del Paradiso.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (ca 490-583) succede a Boezio e successivamente è funzionario e consigliere dell’imperatore d’Oriente. Dopo la fine della guerra gotica (535-553) si stabilisce definitivamente nella sua città natale di Scolacium (oggi Squillace), in Calabria, dove fonda nel 555 il monastero cristiano Vivarium. Cassiodoro è persona colta di mentalità ellenistica e unisce alla vita religiosa quella culturale. Secondo lo storico Franco Cardini, Cassiodoro
…ha colto la profondità della crisi in Italia e ha salvato l’essenziale: il rapporto tra fede cristiana e vita politico-culturale, più lucidamente di Benedetto. [Cassiodoro] è l’anello di congiunzione con il mondo antico, il traghettatore di una cultura. Appartiene sicuramente alla grande tradizione culturale ellenistica e mediterranea, più greca che romana, ma è profondamente cristiano. 2
Nel monastero di Cassiodoro ci sono uno scriptorium per la riproduzione dei testi della sacra scrittura, della patristica occidentale e degli autori classici (Aristotele, Tolomeo, Ippocrate) e una biblioteca per la loro raccolta e conservazione. Lo scriptorium, dove i monaci si dedicano allo studio e alla copiatura, è una novità nel monachesimo cristiano occidentale e Vivarium è il primo di cui si abbia testimonianza, ma resterà attivo solo per un secolo.
All’altro capo dell’Europa, l’Irlanda, che era rimasta ai margini della conquista romana ed era abitata da popolazioni di lingua e cultura celtica, vede sorgere un’altra forma di monachesimo cristiano. La diffusione del cristianesimo nell’isola viene fatta risalire al vescovo scozzese Patrizio (385-461) che riusce ad introdurlo rapidamente e senza imporre fratture con l’antica cultura celtica. Fonda monasteri in varie località irlandesi che diventano uno dei pochi luoghi in Occidente in cui la cultura viene promossa e preservata attraverso l’introduzione dell’alfabeto latino e la copiatura dei manoscritti. Il monachesimo irlandese assumerà una forma definitiva con il missionario Colombano (542-615), che attorno al 591 detta la sua Regola e fonda numerosi monasteri nel continente, il primo dei quali è quello di Bobbio (614, oggi in provincia di Piacenza) su un terreno concesso dalla cattolica Teodolinda (570-627) allora regina dei Longobardi, che dal 568 avevano occupato varie parti dell’Italia. Il successore di Colombano a Bobbio, l’abate Attala (morto nel 627), istituisce presso il monastero la biblioteca e lo scriptorium che fino al IX secolo (cioè per tutto il regno longobardo e poi per quello carolingio) è stato il maggior centro di produzione libraria dell’Italia centro-settentrionale. 3
Ma la grande diffusione del monachesimo nei territori di quello che era stato l’impero romano inizia con Benedetto da Norcia (480-547) inizialmente eremita e successivamente fondatore dei monasteri di Subiaco e Montecassino dove verso il 540 scrive la sua Regola che riprende quella della precedente tradizione monastica di Pacomio. 4 A partire dal VII secolo il monachesimo irlandese con la sua grande tradizione culturale si fonde gradualmente con quello benedettino che resterà la forma predominante del monachesimo cenobita per mezzo millennio, fino a Francesco e Domenico. 5 Così la scarsa vita intellettuale dal V al VII secolo si perpetua nei monasteri irlandesi prima e benedettini poi, che conservano il patrimonio culturale dell’antichità e si diffondono in Italia e in tutta Europa diventando centri religiosi, economici e culturali; nei loro scriptoria si copiano i manoscritti, principalmente le opere dei padri della Chiesa (Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio) ma anche i classici scientifici e letterari dell’antichità, che vengono poi raccolti e conservati nelle loro biblioteche, e le loro abbazie diventano i centri del sapere medievale.
Una figura che lega il mondo classico alla cultura medievale è Isidoro (570-636) vescovo di Siviglia nella Spagna dei Visigoti. Isidoro scrive quando il mondo classico è ormai al tramonto, ma ancora presente tra gli intellettuali e i monaci. La sua opera principale Etymologiæ sive origines (“Etimologie o origini”) è la prima enciclopedia della cultura medievale, un’opera in venti libri sugli aspetti più vari del sapere. Ci sono anche le definizioni di lux e lumen: “lux è la sostanza stessa, lumen è ciò che emana dalla lux, cioè il suo splendore, ma gli autori, tuttavia, confondono i due termini” .6 C’è anche l’etimologia del nome “colomba”: deriva dal fatto che il suo collo, ogni volta che si gira, cambia colore. Il libro XIX ha una parte abbastanza ampia intitolata De coloribus che inizia collegando il colore con il calore: “i colori sono stati così chiamati perché elaborati con il calore del fuoco o del sole”, 7 e continua elencando una serie di pigmenti con il loro nome, la loro origine e varie informazioni sul loro uso.
La nascita e lo sviluppo dell’impero islamico
Intanto da un’altra parte del mondo iniziava il suo cammino un’altra religione monoteista, dopo quella ebraica e quella cristiana: l’islam. Maometto (ca 570-632) nasce alla Mecca, in Arabia. Nella sua città gli ebrei e i cristiani sono numerosi e parlano di un unico Dio. Maometto considera questa visione del mondo superiore a quella del paganesimo arabo e nel 610 comincia a predicare la sua religione, l’islam (letteralmente “sottomissione a Dio”) che minaccia alla base la società del tempo e nel 622 (che diventa l’anno 1 dell’era islamica ) è costretto a fuggire a Medina. Nel 628 gli viene permesso di ritornare nella sua città natale e nel 630 entra trionfalmente alla Mecca alla testa dei suoi seguaci, i musulmani (da muslim, sottomesso a Dio).
Prima di Maometto non esisteva una nazione araba vera e propria, ma solo un sistema di tribù beduine che abitavano questa terra da tempo immemorabile. 8 Alla sua morte nel 632, gli arabi (che i cristiani chiamavano “saraceni”) avevano trovato coesione ma non era stato creato alcuno Stato. Con i successori di Maometto (khalīfa, italianizzato “califfo”, cioè “successore”) il popolo arabo, fino allora vissuto ai margini della storia, inizia una serie di conquiste e riesce a creare in pochi decenni un dominio più vasto di quello romano. Il Medio Oriente era allora diviso tra l’impero bizantino e quello persiano (sotto i sasanidi). Nel 637 gli arabi conquistano l’impero persiano, Siria, Palestina ed Egitto. Nel 638 viene occupata Gerusalemme, nel 642 Alessandria. Con la conquista del litorale del Mediterraneo sud-orientale, gli arabi furono in grado di creare una flotta marina. Nel 649 venne attaccata Cipro e nel 655 la battaglia navale lungo le coste della Licia ruppe la tradizionale supremazia bizantina in mare. In Oriente l’islam arrivò a conquistare Kabul (oggi in Afghanistan) e Samarcanda (oggi in Uzbekistan); in Occidente dal 647 al 663 venne conquistata tutta l’Africa del nord. Entro il 705 Tunisi e il Marocco erano in mano agli arabi e iniziava il lento e faticoso processo di islamizzazione delle popolazioni berbere, estranee alla civilizzazione romana e cristianizzate solo di recente. 9 Nel 711 inizia la conquista della penisola iberica che era stata una provincia dell’impero bizantino, ora in mano ai Visigoti, con Toledo capitale. Entro il 720 tutta la penisola iberica è in mano araba. Gli islamici avanzano anche in Aquitania (regione sud-occidentale dell’odierna Francia) ma vengono fermati nel 732 a Poitier da Carlo Martello, maestro di palazzo dei re dei Franchi che occupavano la terra a nord dei Pirenei, che viene così conservata al cristianesimo.
Tratto da Atlante Storico
Dall’827 (sbarco a Mazara del Vallo) gli islamici occuperanno anche la Sicilia, allora parte dell’impero bizantino, che terranno per oltre due secoli (caduta di Noto, 1091). Al termine dell’espansione islamica il Mediterraneo, che per anni era stato il mare nostrum dei Romani, il centro dell’impero, perde questo carattere. Le invasioni arabe hanno portato via parti integranti della civiltà romana come il Medio Oriente e il Nord Africa, dando così un primo colpo all’unità del Mediterraneo. Sarà Carlo Magno a trarne, in qualche modo, le conseguenze, e a dare vita ad un nuovo spazio geopolitico, in cui il Mediterraneo non è più il centro, ma diventa un confine tra civiltà. Il nuovo centro è il fiume Reno, che sorge nelle Alpi svizzere, si dirige verso nord tra Francia e Germania per 1200 chilometri e sfocia nel Mare del Nord.
La nascita e lo sviluppo del Sacro Romano Impero
Negli stessi anni in cui nasceva Maometto, un popolo non federato con l’impero romano, i Longobardi guidati dal re Alboino, aveva invaso l’Italia occupando tutto il centro-nord. Fra il 568 e il 569 caddero in mano ai Longobardi le più importanti città dell’Italia settentrionale: Aquileia, Vicenza, Verona, Milano e Pavia. Per due secoli i Longobardi governano l’Italia da Pavia, senza tuttavia riuscire a riunirla tutta sotto un unico dominio.
Il regno longobardo confinava con quello dei Franchi. Tra i due popoli a periodi di pace si erano alternati periodi di guerre, fino a che nel 774 i Longobardi vengono definitivamente sconfitti dai Franchi di Carlo. 10 I Franchi avevano un rapporto privilegiato con la Chiesa dei papi perché erano stati i primi barbari che nel 496 con il loro re Clodoveo si erano convertiti al cristianesimo cattolico, contrariamente alla maggioranza degli altri popoli germanici che avevano aderito al cristianesimo ariano. La Chiesa romana guardava con diffidenza a tutti i popoli germanici, mentre ricorrereva all’aiuto franco quando veniva attaccata e minacciata dai Longobardi. Nei primi anni del regno di Carlo il rapporto con i Longobardi era buono, tanto che Carlo aveva sposato la figlia dell’ultimo re longobardo Desiderio (Ermengarda nell’Adelchi di Manzoni). 11 Ma d’un tratto Carlo decide di cambiare linea politica, ripudia Ermengarda e sollecitato dal papa Adriano pianifica la sua prima guerra, l’invasione del regno Longobardo, che crolla rapidamente e Carlo si intitola re dei Franchi e dei Longobardi. Dal 772 Carlo sottomette (e fa battezzare) i Sassoni, che occupavano l’attuale Germania nord-occidentale e che erano ancora pagani, quindi intraprende una guerra contro gli Avari, un altro popolo pagano che sta in Oriente, in Pannonia, anche loro da sottomettere e cristianizzare. Nel 778 pianifica una campagna contro gli arabi che si trovano al di là del confine dei Pireni e alla fine riesce ad occupare un piccolo pezzo di Spagna, che dal XII secolo si chiamerà Catalogna. 12
Nel 794 Carlo sceglie Aquis Villa (oggi Aachen in tedesco, Aquisgrana in italiano, Aix-la-Chapelle in francese) come residenza stabile e vi fa costruire una cattedrale, la Cappella Palatina, strutturata sul modello della basilica di San Vitale a Ravenna. Dopo aver affermato il suo dominio in Europa e aver difeso e propagato il cattolicesimo, la mattina di Natale dell’800 papa Leone III lo incorona a San Pietro imperatore del Sacro Romano Impero, che avrebbe dovuto continuare, dopo una sospensione, l’Impero Romano d’Occidente. Carlo si trova così ad essere il capo di tutti i cristiani che vivono in Occidente (eccetto quelli delle isole britanniche) e anche in Spagna e in Terrasanta. È un momento importante, in cui attorno a Carlo si coagula uno spazio che, in linea di massima, corrisponde politicamente all’Europa di oggi e religiosamente ad un “impero cristiano occidentale”.
Carlo muore nell’814, lasciando l’impero all’unico figlio superstite, Ludovico il Pio, alla morte del quale, con il trattato di Verdun dell’843, i suoi tre figli dividono l’impero carolingio in tre regni. Carlo il Calvo riceve la parte occidentale (che sarebbe divenuta la Francia), Ludovico la parte centrale (Paesi Bassi, Lorena, Alsazia, Borgogna, Provenza e Italia) e Lotario la parte orientale (che sarebbe divenuta una parte della Germania). Questa divisione segna l’inizio della digregazione del Sacro Romano Impero che formalmente verrà abolito solo da Napoleone nel 1806.
La schola palatina
Nei suoi 46 anni di regno (dal 768 all’814) Carlo Magno ha avuto un ruolo molto importante non solo sul piano militare e politico ma anche sul piano culturale. Pur non essendo un intellettuale né particolarmente colto (sapeva leggere, ma non scrivere) considerava la cultura un’arma politica e uno strumento di governo. Ancora prima di fissare la propria sede ad Aquisgrana, era solito riunirsi con le migliori intelligenze del suo tempo, che lo seguivano nella sua vita itinerante, per discutere di temi letterari, scienze naturali, classici latini, sacre scritture. Alcuino (735-804) colto anglosassone capo della scuola cattedrale di York, entra al servizio di Carlo nel 782. È sugli scriptoria e sulle biblioteche monastiche benedettine che Carlo e Alcuino fanno affidamento per la rinascita culturale dell’Europa nell’VIII e IX secolo.
Nel 784 Carlo costituisce un cenacolo di di studiosi e letterati provenienti da ogni parte dell’impero carolingio che, più tardi, sarebbe stato definito complessivamente schola palatina (“scuola del palazzo del re”) e che era frequentata dai figli dell’alta nobiltà. La scuola palatina servì da modello per la diffusione della cultura classica in tutto l’impero. Nel 789 Carlo impone a molte abbazie benedettine (tra le quali quelle di Fulda, Corbie, San Gallo, Tours, Metz, Magonza) di istituire scuole con caratteristiche simili a quella palatina e raccomanda a tutti i cristiani di mandare i figli a studiare presso un monastero o un vescovo. Il sistema scolastico ed educativo su vasta scala organizzato da Carlo, il primo nella storia dell’Occidente, era finalizzato all’istruzione, alla diffusione del sapere e alla compattezza dell’Impero. A tal fine si serviva dei monaci benedettini, che avevano salvaguardato la cultura dei classici tramite la copiatura dei testi antichi.
Gli insegnamenti erano divisi nelle sette branche del sapere teorico, le cosiddette “arti liberali” (da liber, senza impedimenti, probabilmente chiamate così perché non finalizzate al guadagno) 13: il trivio con le tre scienze del linguaggio cioè la grammatica (la lingua latina), la retorica (l’arte di comporre il discorso e parlare in pubblico) e la dialettica (l’arte del dialogare); il quadrivio con le quattro scienze della natura cioè l’aritmetica (le operazioni sui numeri), la geometria (le operazioni sulle figure), l’astronomia (gli eventi celesti) e la musica (l’organizzazione dei suoni). Questa struttura culmina con la teologia (nel senso di sistema dottrinale relativo alle verità di fede della tradizione cristiana), considerata la più alta attività di ricerca. 14 Il sapere pratico (considerato inferiore a quello teorico) era invece organizzato nelle arti meccaniche: lana, architettura, navigazione, agricoltura, caccia e pesca, medicina, teatro.
Preposto all’insegnamento delle arti liberali era lo scholasticus, a cui in seguito si affiancò un magister artium, di grado superiore, esperto in teologia. Le lezioni erano svolte dapprima nei monasteri, poi progressivamente nelle scuole annesse alle cattedrali (la più importante delle quali era quella di Chartres, in Francia, dove si insegnava la filosofia neoplatonica di Agostino e la teologia cristiana) e riguardavano soltanto il clero. Avviene così che nelle mani del clero
…si concentra tutta l’istruzione e [il clero] si allontana sempre più dal popolo di cui si considera, per volere divino, la guida. 15
La prima filosofia “scolastica”
Alcuino era stato il maggiore artefice della rinascita carolingia ma la sua scuola palatina non era andata oltre la filosofia del mondo classico e la teologia del mondo patristico. Era stato uno dei suoi successori, Scoto Eriugena, 16 maestro di palazzo alla corte di Carlo il Calvo attorno all’840, che aveva cercato di inserire le arti liberali nel contesto teologico, in modo da farle diventare strumenti di ricerca anche all’interno delle verità cristiane. Giovanni Scoto, che Bertrand Russel considera “il più sorprendente personaggio del IX secolo” 17 poneva la ragione al di sopra della fede e non teneva conto dell’autorità degli ecclesiastici.
Siamo nella fase preparatoria della cosiddetta filosofia “scolastica” che avrà un avvio effettivo due secoli dopo con il monaco benedettino Anselmo d’Aosta (1033-1109), che sostiene sia necessario usare lo strumento della ragione per affrontare la teologia, e con il filosofo francese Pietro Abelardo (1079-1142), che attua il passaggio della teologia dallo stato di filosofia a quello di scienza. Con la sua opera Sic et Non Abelardo dimostra come la ragione possa risolvere le problematiche teologiche con la dialettica ricorrendo alla dottrina aristotelica. Un suo allievo, l’inglese Giovanni di Salisbury (1115-1180) nominato vescovo di Chartres in Francia nel 1176, apprezza la logica e la dialettica, ma è fautore di una chiara distinzione tra la fede e la ragione, la quale deve ammettere alcuni suoi limiti. Guglielmo di Champeaux (1070-1121) per distaccarsi da Abelardo con il quale era entrato in polemica nella disputa sul problema degli universali, 18 fonda a Parigi la scuola di san Vittore all’interno dell’abbazia omonima di canonici regolari che seguivano la regola di Agostino. 19 Il gruppo di filosofi che aderiscono alla scuola è tra i primi, nella filosofia scolastica, a sviluppare una corrente di pensiero che unisce fede e scienza: è dalle sacre scritture che proviene l’ispirazione per la comprensione del sapere profano. 20
Molti padri della Chiesa erano stati ostili al colore. È futile, sterile, è legato all’inganno e alla dissimulazione e la Bibbia stessa cita pochi nomi di colori. Gregorio Magno (540-604) nella sua esegesi al Cantico dei cantici considera “stolto colui che coglie i colori di una pittura ignorando le cose che vi sono raffigurate”. 21 Solo in epoca carolingia inizia a prevalere un atteggiamento positivo verso il colore.
Sugerio (1081-1151), abate dell’abbazia di Saint-Denis vicino a Parigi, aderisce alla scuola di San Vittore. Tra il 1127 e il 1140 ricostruisce la sua chiesa abbaziale e ne fa la prima grande chiesa costruita in stile gotico in Francia. Sugerio apprezza particolarmente le vetrate a colori e nelle pareti della chiesa inserisce grandi finestre con mosaici di vetri colorati dai quali viene immessa la luce. In un’opera in cui tratta dei significati della nuova estetica usa la terminologia di Avicenna: la parola lux indica la luce esterna che arriva dal sole e dalla natura; quando entra dalla vetrata colorata la lux diventa lumen e quando passa attraverso l’occhio del credente diventa illuminatio e porta all’elevazione della mente e al rinnovamento dello spirito. In genere in tutto il Medioevo il gusto per il colore è spontaneo. Umberto Eco scrive che
…la bellezza del colore è uniformemente sentita come bellezza semplice, di immediata percepibilità, di natura indivisa, non dovuta a un rapporto o a una relazione come avveniva per la bellezza proporzionale [che prevaleva nell’età antica]. 22
Molti apprezzano il colore ma non Bernardo di Chiaravalle (1091-1153, doctor mellifluus) abate e fondatore dell’abbazia cistercense di Clairvaux (oggi nel territorio di Ville-sous-la-Ferté in Francia) il quale ritiene che i colori siano materia e non luce, e dunque spregevoli, indegni e inutili. I fenomeni colorati sono indicativi di peccaminosità e in vari sermoni predica che “siamo accecati dai colori” (caecitas colorum!). 23
Anche con questi passaggi l’originale filosofia cristiana, la patristica, lascia il posto alla successiva filosofia, la scolastica, che arriverà a lambire la cosiddetta “rivoluzione scientifica” del XVII secolo. Mentre il carattere dominante della patristica era stato la lotta contro il paganesimo e le eresie, quello della scolastica sarà l’illustrazione delle verità della fede cristiana ormai dominante mediante l’uso della ragione, verso la quale si nutriva un atteggiamento positivo. Nella scolastica i problemi filosofici vengono trattati in un contesto cristiano sulla base della Bibbia e degli scritti dei padri fondatori, che a loro volta si basavano sul neoplatonismo di derivazione greca. La tendenza è ora quella di approfondire i dati rivelati e dunque viene privilegiata la sistematizzazione del sapere già esistente rispetto all’elaborazione di nuove conoscenze. Ancora Pirenne scrive che
…per secoli non ci sarà più scienza se non nella Chiesa. Così dunque la scienza e la cultura intellettuale, nel momento stesso in cui si affermano, si rarefanno. La Rinascita carolingia coincide con il generale analfabetismo dei laici. Questi sapevano ancora scrivere in epoca merovingia, non sanno più farlo sotto i Carolingi.
È invece in Oriente, nell’impero islamico, che la scienza laica potrà svilupparsi liberamente, almeno fino a quando le credenze religiose non prevarranno sui dati sperimentali.
Note
1 Nel primo concilio ecumenico del mondo cristiano che Costantino aveva convocato a Nicea nel 325 viene discussa la dottrina elaborata dal presbitero Ario (256-336). Questa dottrina non nega la Trinità ma subordina il Figlio al Padre, negandone la “consustanzialità”. Secondo la dottrina di Ario, Gesù non ha natura divina come il Padre, quindi è una sorta di semidio, non identificabile con Dio stesso. A Nicea questa dottrina venne condannata come eretica.
2 Tratta da una intervista a Famiglia Cristiana in occasione dell’uscita del libro di Franco Cardini Cassiodoro il Grande Jaca Book 2011.
3 Per esempio pare che l’editto di Rotari del 643 sia stato materialmente redatto proprio presso lo scriptorium di Bobbio.
4 La più antica regola comunitaria era stata scritta dall’egiziano Pacomio (292-348) considerato il fondatore del monachesimo cristiano cenobita.
5 Formalmente l’ultimo monastero celtico verrà soppresso da Pio IX nel 1862.
6 Isidoro Etymologiæ sive origines XIII X 14: Lux, ipsa substantia; lumen, quod a luce manat, id est candor lucis: sed hoc confundunt auctores.
7 Isidoro Etymologiæ sive origines XIX XVII: Colores autem dictos quod calore ignis vel sole perficiuntur.
8 I beduini sono i nomadi abitanti il deserto della penisola araba e dediti all’allevamento.
9 I berberi sono le popolazioni autoctone del Nordafrica.
10 Carlo (742-814, solo in tarda età gli verrà dato l’appellativo Magno) nasce in un luogo imprecisato, probabilmente nell’odierno Belgio. Suo nonno è Carlo Martello che aveva fermato gli arabi a Poitier e suo padre è Pipino il Breve, maestro di palazzo e poi re dei Franchi, alla morte del quale nel 769 Carlo gli succede insieme al fratello Carlomanno che muore nel 771. Con una serie di campagne militari Carlo espande il regno dei Franchi fino a comprendere una vasta parte dell’Europa occidentale. La notte di Natale dell’800 papa Leone III lo incorona imperatore dei Romani. Muore nell’814 e viene seppellito nella cattedrale di Aquisgrana.
11 Nella tragedia Adelchi del 1822 Manzoni narra in modo romanzato le vicende della caduta del regno longobardo a opera di Carlo Magno (Adelchi è figlio del re Desiderio).
12 È durante questa campagna che si inquadra la battaglia di Roncisvalle e la morte di Orlando (o Rolando), secondo gli storici ucciso dai cristiani baschi e non dagli arabi.
13 Barbero, Frugoni Dizionario del Medioevo Laterza 2008.
14 La concezione delle sette arti pare risalire alla Grecia classica. L’assetto definitivo del gruppo di sette arti liberali fu raggiunto nel IV secolo e la loro suddivisione nei due sottogruppi fu accolta e diventò tradizionale a partire dalla rinascita carolingia. I due termini trivium e quadrivium sono stati coniati dagli enciclopedisti latini a partire dal IX secolo.
15 Henri Pirenne Maometto e Carlomagno Newton 1997.
16 Giovanni Scoto Eriugena (ca 810-877) è un monaco irlandese. Scoto deriva da Scotia Maior che allora era l’Irlanda, Eriugena significa nato in Eriu, altro nome antico dell’Irlanda.
17 Bertrand Russel Storia della filosofia occidentale TEA 2004, pag. 388.
18 Boezio aveva posto il problema degli “universali”: che cosa sono le nozioni di genere e di specie? Sono semplici nomi (nominalismo, Guglielo di Ockham) oppure sono concetti (concettualismo, Abelardo, Tommaso) oppure sono cose metafisiche sussistenti (realismo, Guglielmo di Champeaux, Duns Scoto)?
19 Il “canonico secolare” indica il chierico che è al servizio di una chiesa con a capo un vescovo. Il “canonico regolare” è il chierico che fa vita comune secondo una regola. Storicamente i primi canonici regolari sono stati quelli riuniti attorno ad Agostino quando fece ritorno ad Ippona nel 391 e ancora oggi la regola tipica dei canonici regolari è quella di Agostino.
20 Schola e scholasticus (per indicare il maestro che dirige una schola e in genere lo studioso di arti liberali) sono termini medievali mentre scolastica (per indicare la filosofia sulla quale era basato l’insegnamento nelle scholæ) ha origine nel Rinascimento e inizialmente ha un significato leggermente dispregiativo.
21 Stultus est qui sic picturae coloribus inhaeret, ut res, quae pictae sunt, ignoret. Il significato è che (nella Sacra Scrittura) occorre andare oltre le parole (i colori) per cogliere il senso delle cose. La pittura è l’unione di colores e res, così come la Sacra Scrittura è l’unione di verba e sensus.
22 Umberto Eco “Le estetiche della luce” capitolo di Arte e bellezza nell’estetica medievale Bompiani 1987 ora in Scritti sul pensiero medievale Bompiani 2012.
23 M. Pastoureau “L’Église et la couleur” Bibliothèque de l’école des chartes 1989, 147, pag. 203.