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I tre profili e le due conversioni che costituiscono una soft proof (prova colore a monitor)  possono essere schematizzate così:

Ogni profilo (a parte quelli di input, cioè fotocamere e scanner) è fatto di due parti: una parte da usare quando il profilo è di origine e una parte da usare quando il profilo è destinazione. In questi termini lo schema può essere tracciato mettendo in evidenza le trasformazioni di colore:

Nello schema qui sopra l’originale (in verde) potrebbe essere anche in modalità CMYK o altre e il profilo di stampa (in marrone) potrebbe essere anche in modalità RGB. Il profilo di proof invece (in rosso) è sempre RGB, perché si tratta di un monitor.

L’intento di rendering della prima trasformazione (nello schema qui sopra da RGB a Lab) è l’intento di rendering con cui si stamperà e può essere un intento qualunque (tipicamente non viene usato il colorimetrico assoluto, ma tutti gli altri possono essere usati in funzione delle caratteristiche del lavoro da stampare).

L’intento di rendering della seconda (qui sopra da Lab a CMYK) trasformazione tipicamente viene scelto dall’applicazione uguale a quella della prima trasformazione.

L’intento di rendering della terza e quarta trasformazione (qui sopra da CMYK a Lab e da Lab a RGB), si può scegliere tra i vari intenti colorimetrici:

• colorimetrico assoluto (simula su monitor sia il bianco della carta che il nero dell’inchiostro);
• colorimetrico relativo (simula su monitor solo il nero dell’inchiostro e rende il bianco finale con il bianco del monitor);
• colorimetrico relativo con compensazione del punto nero (rende il bianco e il nero finale con il bianco e il nero del monitor).

Dunque nella periferica da simulare

• la tabella Lab>CMYK (tabella inversa) è la tabella dell’intento scelto per la stampa (per esempio percettivo);
• la tabella CMYK>Lab (tabella diretta) è sempre una tabella colorimetrica (assoluta o relativa) e determina la modalità della simulazione a monitor.