Nella serie Colore in fotografia digitale
Resa del colore
La resa del colore (color rendering) di una immagine è la fase in cui la codifica scene referred che contiene la descrizione colorimetrica della scena, viene convertita in una codifica output referred cioè in una descrizione colorimetrica più adatta alla riproduzione (monitor o stampante).
I dati riferiti ad scena, tipicamente non sono riproducibili in stampa o a monitor per motivi che riguardano:
- l’intervallo dinamico (dynamic range);
- il gamut di colore (color gamut);
- l’accuratezza del colore (color accuracy).
Intervallo dinamico
L’intervallo dinamico catturato dal sensore può essere di 8000 a 1. L’intervallo dinamico di un monitor può essere 4000 a 1. Per quanto riguarda la carta gli intervalli dinamici sono circa questi:
- carta fotografica 250 a 1;
- carta patinata lucida da stampa 200 a 1;
- carta di quotidiano 40 a 1.
Quindi è necessario comprimere l’intervallo dinamico dell’immagine riferita alla scena nell’intervallo dinamico del mezzo di output con una funzione di tone mapping (mappatura delle tonalità).
Color rendering
La resa del colore avviene tipicamente in tre passi:
- tone mapping (mappatura delle tonalità);
- gamut mapping (mappatura del gamut);
- color preference.
Il passo più importante per una buona qualità della riproduzione è il primo, la mappatura delle tonalità. Consiste nel trasformare l’immagine, che è descritta in dati di luminanza, in dati di chiarezza, con l’applicazione di un cosiddetto “gamma”.
In pratica queste trasformazioni si fanno spesso tutte assieme, convertendo dallo spazio scene referred allo spazio output referred con un intento di rendering. I principali spazi output referred utilizzati sono:
- ProPhoto (Kodak)
- Adobe RGB
- sRGB
ma si potrebbe anche utilizzare Lab, PhotoYCC o altri spazi colorimetrici.
Solitamente i Raw converter consentono di scegliere uno spazio di output al quale fare la conversione.
La trasformazione è tipicamente irreversibile, in quanto alcune informazioni della scena originale vengono scaratate o compresse per fare in modo che il range dinamico e il gamut della scena rientrino nel range dinamico e nel gamut dell’output. Inoltre anche l’utilizzo di un intento di rendering rende l’immagine irreversibile (per esempio le zone dell’immagine che hanno subìto clipping non sono più recuperabili).
Questa tabella confronta gli attributi di una codifica riferita alla scena con quelli di una codifica riferita all’output (tratta da “Managing color in digital image library” di Sabine Süsstrunk in Color Engineering Wiley 2002.
Codifica riferita alla scena | Codifica riferita all’output | |
---|---|---|
Rappresentazione dell’immagine | Stima colorimetrica di una scena | Stima colorimetrica di una riproduzione |
Gamut di colore | Abbastanza grande da comprendere la maggior parte dei colori della scena | Abbastanza grande da comprendere i colori della periferica di uscita |
Uniformità percettiva | I dati sono codificati con una funzione di trasferimento per approssimare l’uniformità percettiva. | I dati sono codificati con una funzione tipo “gamma” per approssimare l’uniformità percettiva |
Range dinamico | Deve contenere il rapporto di luminanze di una scena tipica | Deve contenere il rapporto di luminanze di una riproduzione |
Punto bianco | Deve supportare qualunque punto bianco o una adattamento cromatico a un punto bianco fisso | Punto bianco fisso determinato dalle condizioni di vista della riproduzione |
Profondità di bit della codifica | 10, 12, 16 bit per canale | 8, 10, 12, 16 bit per canale |
Dopo la trasformazione l’utente può ancora “manipolare” la resa del colore modificando la saturazione, la tinta, il contrasto, ecc.
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