colore digitale blog

Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Il formato PDF

PDF: creazione vecchia maniera (Distiller)

Un PDF è sostanzialmente la display list di un programma PostScript e, come abbiamo visto nel precedente post, la display list si ottiene interpretando un programma PostScript:

Dunque per creare un PDF è necessario avere a disposizione un interprete PostScript. Adesso è diverso, ma negli anni Novanta gli interpreti PostScript stavano solo dentro il Rip delle periferiche di stampa, non stavano nei computer. Dunque Adobe ha dovuto, a suo tempo, fornire un interprete PostScript esterno per poter generare un PDF.

Questo interprete si chiama Acrobat Distiller, e viene ancora fornito da Adobe (che tuttavia non ne raccomanda più l’uso, come vedremo nel prossimo post).

Acrobat Distiller è appunto un interprete PostScript, che prende un programma PostScript (cioè un file .ps) oppure un file .eps (che sempre un programma PostScript è) e lo interpreta creando una display list, cioè un PDF.

Qui sotto sono riportati gli screen shot di due finestre dell’ultima versione di Distiller: a sinistra la finestra dove si impostano i parametri di interpretazione, a destra la finestra della coda di interpretazione:

Distiller insomma sostituisce l’interprete PostScript che sta all’interno dei Rip PostScript. Il primo crea un file PDF, il secondo crea una display list (nel grafico qui sotto l’icona del Distiller è di una versione diversa da quella visualizzata qui sopra):

Per anni il modo canonico per creare un PDF è stato il seguente:

  • creare il codice PostScript mediante un driver di stampa (che converte il codice del sistema operativo in PostScript, oppure trasmette il codice PostScript generato dalla applicazione);
  • interpretare (o distillare, come si è iniziato a dire) il codice PostScript mediante Distiller.

La versione industriale di Distiller veniva e viene anche data in licenza da Adobe ai produttori di hardware e software, e quindi l’interprete PostScript ha avuto varie incarnazioni. Una di queste è PSNormalizer, che è un Distiller preso in licenza da Apple e inserito nel sistema operativo Mac OS X a partire dalla versione Panther (e infatti su Mac basta fare doppio clic su un file .ps affiché questo si trasformi in .pdf: è entrato in azione PSNormalizer).

Tuttavia a partire più o meno dal 2000, Adobe stessa ha messo a disposizione, nel proprio software, un modo alternativo per creare file PDF, la cosiddetta “esportazione”, che non richiede l’uso di Distiller. In effetti Adobe, con molta discrezione, non consiglia più l’uso di Distiller, ma orienta l’utente sull’uso dell’esportazione in PDF.

Tutto ciò va nella direzione di un possibile abbandono di PostScript da parte di Adobe, a favore del formato PDF. PostScript è diventato un collo di bottiglia per il grafico: non supporta profili ICC, non supporta comandi di trasparenza, richiede la generazione mediante un driver, e così via.

Questo tendenziale abbandono di PostScript naturalmente ha ripercussioni sia sul modo di generare un PDF che sul modo di stamparlo e visualizzarlo.

Nel prossimo post vediamo in quale modo si può generare un PDF senza passare da Distiller e iniziamo da InDesign.

 

Visitato 558 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite

Torna all'indice di Il formato PDF

Mauro Boscarol

4/10/2008 alle 16:35

Parole chiave , , ,

Visitato 558 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite

6 commenti

Abbonati ai commenti a questo post con RSS

  1. Due domande veloci:
    1 – Perchè continuo a trovare che l’uso del distiller sia sempre preferito all’esportazione diretta? Qualsiasi tipografia che fino ad ora ho incontrato, mi ha richiesto di creare il pdf con distiller e non si parla ne pdf-x ne di intenti di rendering.

    2- E’ vero che distiller produce file pdf più leggeri (dimensioni in byte) o è soltanto che non si impostano bene i parametri di esportazione nel pannello di esportazione.

    Spero che le domande non siano banali.
    Grazie per il preziosissimo blog. Luca

    lstauder

    24/2/09 alle 16:36

  2. 1. Le tipografie che richiedono il PDF con Distiller e non vogliono PDF/X sono tecnologicamente arretrate. Meglio evitarle.

    2. Le dimensioni in byte di un PDF dipendono, tra le altre cose, dalle impostazioni di compressione e di sottocampionamento. E le compressioni possono essere lossy oppure lossless. Quindi se si fa un confronto bisogna farlo a parità di compressione e di sottocampionamento. E anche a parità di tutto il resto: inserimento font, inserimento profili e così via.

    Mauro Boscarol

    24/2/09 alle 16:52

  3. Mi occupo della creazione dei pdf e dell’imposition con prinergy.
    Da sempre utilizzo distiller per la creazione dei pdf, e ho creato
    diverse job option con diverse caratteristiche a seconda dei lavori.
    Se volessi utilizzare l’esportazione diretta, posso continuare ad utilizzare le job option o viene creato un pdf in automatico senza possibilità di personalizzazione?
    Utilizzo la cs2 e xpress 6.52.
    Grazie per l’attenzione.
    G.Battista

    batt

    25/2/09 alle 13:32

  4. Non credo che Xpress 6 faccia l’esportazione diretta di PDF. Passa comunque per un distiller, anche se non si chiama così, e quindi tutto viene vanificato.

    Mauro Boscarol

    25/2/09 alle 14:26

  5. Ok, dimentico xpress.
    Ma con indesign, illustrator e photoshop (cs2), come funziona?
    Posso utilizzare le mie joboption?
    G.Battista

    batt

    25/2/09 alle 15:58

  6. Sì, c’è scritto qualcosa in fondo a questo post:

    IdCS4: esportazione in PDF

    Mauro Boscarol

    25/2/09 alle 17:09

Vuoi fare un commento a questo post?

Devi essere collegato per scrivere un commento.