colore digitale blog

Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Storia della gestione colore in Photoshop

Photoshop 5 (maggio 1998) e 5.5 (agosto 1999)

Photoshop 5 viene pubblicato nelle versioni per Mac OS 7.6 o superiore (tipicamente 8 ) e Windows 95, 98 o NT 4. Prezzo di listino $1000.

Alla fine degli anni Novanta, quando esce Photoshop 5, le tecniche di gestione del colore sono disponibili da quasi un decennio ma stentano ad affermarsi. I feedback sono mediamente negativi.

La versione 5 di Photoshop tratta il colore in modo completamente differente dalle versioni precedenti. La filosofia generale non è più centrata su Lab ma su RGB e sui profili ICC, che Photoshop supporta per la prima volta.

I profili ICC sono supportati per le modalità RGB, CMYK, scala di grigi e Lab. Per ognuno di queste modalità l’utente può decidere se incorporare o non incorporare il profilo al salvataggio, può indicare il profilo di default (cioè il profilo da assegnare ad una immagine che non ha un profilo assegnato), e può indicare cosa fare se si apre una immagine che ha un profilo diverso da quello di default:

Ad ogni modalità di colore è associato (esplicitamente o implicitamente) uno spazio colore e viene fatta una conversione dallo spazio dell’immagine allo spazio del monitor (con intento colorimetrico relativo): è la compensazione monitor, attivabile o disattivabile dall’utente e calcolata “al volo”, senza modificare i numeri dell’immagine:

Photoshop 5 ottiene il profilo del monitor dal sistema operativo (ColorSync su Apple, ICM su Windows). La finestra RGB Setup (Impostazioni RGB, qui sopra) definisce lo spazio di lavoro per la modalità RGB.

Le immagini dunque sono sganciate dal monitor nel senso che non sono più definite nello spazio del monitor e appaiono uguali su qualunque monitor, senza essere modificate.

La finestra CMYK Setup comprende in realtà tre finestre: Built-in è l’insieme di Ink Options e Separation Options già presenti nelle versioni precedenti; anche Tables ha la stessa funzione che aveva nelle versioni precedenti.

La vera novità è la finestra ICC dove è possibile definire un profilo CMYK (spazio di lavoro), un motore di colore e un intento di rendering.

Photoshop 5 utilizza un motore di colore proprietario di Adobe (che verrà chiamato ACE nelle successive versioni, ma per ora viene indicato come built-in) oltre a tutti gli altri CMM presenti nel sistema operativo, e consente la compensazione del punto nero (un’estensione dell’intento di rendering colorimetrico relativo).

Il sistema è però congegnato in modo tale da “forzare” alcuni workflow. Inoltre la tecnologia non è ben documentata e gli utenti non ne capiscono a fondo il funzionamento.

Gli spazi colore non sono definiti a livello di singola immagine ma a livello di modalità. Così tutte le immagini RGB devono essere definite in un singolo spazio di lavoro, scelto dall’utente, e la stessa cosa vale per le immagini CMYK e a scala di grigi.

All’apertura di un file di una certa modalità, se questo non ha incorporato l’unico spazio colore (nella forma di profilo ICC) per quella modalità, una finestra di dialogo chiede se l’immagine deve essere convertita o no nello spazio di lavoro. Al salvataggio l’unico profilo ICC che si può incorporare nell’immagine è l’unico spazio di lavoro per quella modalità.

Gli spazi di lavoro RGB non sono disponibili come profili, ma a un certo punto Adobe li rende disponibili nel proprio sito (e sul CD di Illustrator 8). Gli spazi CMYK invece sono veri e propri profili ICC.

In Photoshop 5 non esiste ancora una soft proof, ma solo un CMYK Preview, che ha due importanti inconvenienti: consente di simulare, come dice il nome, solo periferiche CMYK (e non quindi, per esempio, una stampante a getto d’inchiostro RGB), e poi supporta un solo intento di rendering per le due conversioni che compongono una soft proof (da origine a periferica da simulare e da questa al monitor).

Dopo un aggiornamento 5.0.1 (giugno 1998), Adobe pubblica l’aggiornamento 5.0.2 (luglio 1999) in cui è compreso un color management wizard ed inoltre lo spazio di lavoro che si chiamava “SMPTE-240M” (erroneamente, comunica Adobe) viene rinominato “Adobe RGB (1998)”.

La versione 5.5 (agosto 1999) comprende l’applicazione Image Ready 2.0 e numerosi comandi e strumenti per il web. Nel Color Picker compare per la prima volta la specifica esadecimale di RGB, in formato HTML. Ma i problemi con la soft proof rimangono.

Nella versione successiva Adobe elimina le incongruenze di Photoshop 5 e pubblica Photoshop 6, che può essere considerata la prima versione di Photoshop che supporta la gestione del colore in modo moderno.

 

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Mauro Boscarol

1/10/2008 alle 11:30

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