colore digitale blog

Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie

Il formato PDF/X

Articolo scritto per il numero 5/2006 di Print Buyer.

 

Ormai il formato PDF lo usano tutti, e tutti sanno cos’è. Intanto significa Portable Document Format e poi si tratta di un formato grafico sviluppato da Adobe, la casa di InDesign, Photoshop e Illustrator, a partire dal 1991, e ottenibile da un file PostScript (ma anche in altri modi, evitando il PostScript). Un documento PDF può contenere in un unico file una o più pagine di testo, font, grafica raster e vettoriale con profili colore, sia ICC che PostScript, elementi multimediali (audio e video) e molte altre informazioni.

Il formato PDF è usato in molti ambiti, tra i quali

  • pubblicazioni di documenti su Internet (un documento PDF può essere compresso, quindi facile da trasmettere; può essere visto in un browser web, può essere scaricato, visto e stampato con Acrobat Reader o un altro lettore di PDF, per esempio Preview su Mac OS X);
  • creazione di documentazione elettronica che sostituisce quella stampata (per l’uso negli uffici e anche per usi legali, con firma digitale);
  • creazione di slide (anche con elementi multimediali, audio e video).

Il formato PDF è utilizzato anche per trasmettere un documento (da un volantino di una pagina a un libro di migliaia di pagine) ad uno stampatore industriale (principalmente per la stampa offset ma anche per la stampa flexo, rotocalco e serigrafica). In questo caso è necessario creare il PDF con molta cura, inserendo tutte le informazioni necessarie ed evitando tutte quelle inutili o dannose. Per esempio, un file destinato alla stampa industriale è meglio che non contenga elementi multimediali (un video per esempio), né script, né formulari compilabili. D’altra parte è consigliabile che contenga, per esempio, tutte le font necessarie e le immagini ad alta risoluzione.

Per soddisfare queste esigenze è stata “inventata” una variante di PDF, chiamata PDF/X, particolarmente adatta per la stampa tipografica, ed infatti la X sta per exchange, scambio, sottintendendo quello tra clienti/grafici e fornitori/tipografi. Il formato PDF/X nasce appunto da questa esigenza: stabilire cosa un PDF deve contenere, non deve contenere, può contenere, per essere adatto alla stampa industriale.

Il formato PDF/X è stato progettato per trasmettere i dati senza ulteriori informazioni (“alla cieca”), ridurre gli errori di processo, migliorare la prova colore e la corrispondenza di colore in stampa, ridurre il costo e la complessità degli strumenti software e fare in modo che i software producano tutti gli stessi risultati.

Un file PDF/X è dunque un normale file PDF nel quale si usa deliberatamente solo un determinato sottoinsieme delle “istruzioni” PDF, il che ne fa un file particolarmente adatto ed affidabile per la stampa industriale. Non si pone in alternativa a PDF, ma è un PDF destinato specificamente allo scambio dei dati nell’ambito della prestampa.

Per esempio, in un file PDF/X è obbligatorio inserire tutte le font utilizzate, non sono permessi oggetti grafici trasparenti, ed è obbligatorio associare ad ogni immagine un profilo di colore ICC, in modo da consentire una resa corretta del colore in stampa.

Il confronto tra PDF/X e TIFF/IT (un altro formato spesso usato per lo scambio dei dati di stampa) è tutto a favore di PDF/X, che è più piccolo (in byte), supporta i colori spot, è ricercabile (si può fare una ricerca al suo interno), può essere archiviato e riutilizzato per altre uscite (su macchine e carte diverse).

Il formato PDF/X esiste in varie versioni, ma le più importanti sono due: PDF/X-1a e PDF/X-3 che sono entrambe standard internazionali ISO dal 2002. Nella prima sono ammessi solo colori CMYK riferiti ad un singolo profilo (o ad una singola caratterizzazione di stampa, un concetto tecnico equivalente a quello di profilo), e sono ammessi anche colori spot. Nella seconda, oltre a questi colori, sono ammessi anche colori Lab, colori RGB con profilo individuale e colori CMYK con profilo individuale.

Come si fa in pratica a costruire un file PDF/X? Non è complicato, ogni buon programma di grafica e impaginazione (per esempio InDesign) consente di esportare direttamente il lavoro in formato PDF/X ed esistono diversi software di controllo (per esempio lo stesso Acrobat) che consentono di verificare se un dato PDF soddisfa ai vincoli delle specifiche PDF/X. Anche lo stesso sistema operativo Mac OS X dalla versione 1.3 (Panther) consente di generare direttamente un file PDF/X mediante i cosiddetti “filtri Quartz”.

Infine, ed è la cosa più importante, molti sistemi per il flusso di prestampa (Prinergy, Apogee, Brisque) sono già predisposti per accettare le varie versione di PDF/X. L’unica cosa necessaria è la competenza tecnica per operare con questi sistemi, soprattutto con i loro moduli che riguardano il trattamento e la gestione del colore. E purtroppo questa competenza è attualmente, in Italia, una merce rara.

 

Visitato 1,003 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite

Torna all'indice di

Mauro Boscarol

8/1/2018 alle 18:25

Visitato 1,003 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite