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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Appunti di storia del colore

Il puntinismo in Francia

Alla fine dell’Ottocento. all’interno dell’impres­sionismo, il movimento pittorico francese, nasce una corrente chiamata puntinismo (pointillisme) o anche neoimpressionismo (néo-impressionnisme).

La tecnica inventata dal pittore parigino Georges Seurat (1859-1891), e poi applicata e sviluppata in diverse direzioni dagli altri neoimpressionisti, si basa (a) sul fenomeno del contrasto simultaneo e (b) sul fenomeno della mescolanza additiva di colori contrapposto a quello della mescolanza sottrattiva. Negli anni precedenti si era discusso molto, a livello scientifico, di questi e altri fenomeni, soprattutto da parte di Chevreul, Helmholtz e altri scienziati.

Seurat aveva letto De la loi du contraste simultané des couleurs (Sulla legge del contrasto simultaneo dei colori), un saggio di Michel Eugène Chevreul (1786-1889), pubblicato nel 1839, già conosciuto e studiato da Eugene Delacroix (1798-1863). Il libro apre un nuovo orizzonte di studio sulla funzione del colore nella pittura, cui Seurat dedicherà il resto della sua breve vita.

Nel 1879 viene pubblicato il libro Modern Chromatics, with Applications to Art and Industry del medico americano Ogden Nicholas Rood (1831-1902). Il libro è una sintesi moderna dei metodi scientifici di Chevreul  e di Maxwell. Assieme all’opera di Chevreul il libro di Roods ha avuto grande influenza sugli impressionisti e i neoimpressionisti.

Il contrasto simultaneo riguarda colori in un contesto (e non isolati), era già noto ad Aristotele ed era stato studiato in modo sistematico da Goethe. È un fenomeno in cui la differenza di colore tra due zone in un contesto appare maggiore di quella osservata in una condizione controllata, in un contesto neutro. Un colore in un contesto prende un po’ del  complementare del colore che lo circonda. Chevreul scrive che “mettere il colore sulla tela non significa soltanto colorare con quel colore una determinata parte di tela, ma significa anche colorare con il suo colore complementare la zona circostante”.

La seconda tecnica di cui Seurat tiene conto è quella della mescolanza additiva. Ispirandosi alle sperimentazioni pittoriche realizzate da Delacroix e dagli impressionisti, Seurat sostituì le sovrapposizioni di pigmenti sulla tela (mescolanze sottrattive) con l’avvicinamento di piccoli punti di colore non sovrapposti (mescolanze additive). La mescolanza avviene nell’occhio dell’osservatore e il dipinto appare più luminoso.

Per esempio, per ottenere il viola si mescolano (sottrattivamente) sulla tavolozza, prima di stenderli sulla tela, un pigmento blu ed uno rosso. Seurat, invece, accosta puntini blu e rossi che, visti a distanza, danno l’impressione di un viola più luminoso di quello ottenuto attraverso la mescolanza di rosso e di blu sulla tavolozza.

Partendo da queste teorie, Seurat mette a punto la sua tecnica pittorica in modo da tener conto scientificamente dei fenomeni luminosi e del modo in cui i nostri occhi percepiscono i colori.

Qui sotto Un dimanche d’été a La Grande Jatte, che Seurac ha dipinto nel 1884-86 e presentato al secondo Salon des Indépendants nel settembre del 1886. I pittori si riferivano al nuovo stile pittorico come “cromo luminarismo” (chromoluminarisme), perché la loro pittura  voleva mettere in evidenza i due fondamentali elementi della percezione: la luce e il colore. Il critico Felix Fénéon nel recensire questo quadro di Seurat coniò il termine “neoimpressionismo”.

Paul Signac (1863-1935) era un pittore parigino entusiasta delle nuove idee. Alla morte di Seurat, nel 1891, diventò il più importante promotore della nuova tendenza artistica, continuando fino al 1895 a diffondere le scoperte scientifiche dell’amico morto, attraverso quadri e scritti teorici.

Qui sotto un dipinto di Paul Signac Portrait de Felix Fénéon. Felix Fénéon è la stessa persona, citata più sopra, che ha coniato il termine neoimpressionismo.

Alla fine degli anni Ottanta Signac sente l’esigenza di approfondire le basi della teoria scientifica della scomposizione dei colori per poter sperimentare una ricerca di intensificazione luminosa nella rappresentazione pittorica. Lo fa sulla traduzione francese pubblicata nel 1881 di Modern Chromatics, with Applications to Art and Industry. Scritto dal fisico americano Ogden Rood (1831-1902) e pubblicato in inglese nel 1879 il libro è una sintesi dei metodi scientifici di Maxwell, Helmholtz e Chevreul, ha molto successo e viene subito tradotto, oltre che in francese (1881), anche in tedesco (1880). Dovrebbe esistere anche una tardiva traduzione italiana del 1986 La scienza moderna dei colori edito da Il Bagatto ma è introvabile.

 

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Mauro Boscarol

10/9/2012 alle 17:46

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