Nella serie Sensazione e percezione del colore
La brillanza di un colore
Cos’è la brillanza di un colore
Nell’immagine qui sopra la luce che proviene dalle varie aree colorate appare diminuire (da sinistra a destra). Si dice che diminuisce la brillanza (inglese brightness, francese luminosité, tedesco Helligkeit).
Nell’immagine qui sopra la brillanza delle varie aree è costante, varia invece la tinta.
L’ International Lighting Vocabulary definisce la brillanza come l’attributo di una sensazione visiva secondo il quale un’area appare esibire più o meno luce.
La brillanza si può giudicare sia per colori isolati che per colori non isolati e si esprime tipicamente con gli aggettivi “fioco” (dim), “debole”, “intenso”, “abbagliante”, “luminoso” (bright), “lucente”, “brillante”, “splendente”.
Esempi
In modalità superficie (tipicamente una scena illuminata ma anche un monitor) chiamiamo nero il colore di un oggetto che giudichiamo non emettere luce, cioè con brillanza nulla o molto bassa. Chiamiamo bianco il colore di un oggetto che appare emettere la massima quantità di luce, cioè con la massima brillanza. Chiamiamo grigio il colore di un oggetto che giudichiamo emettere una quantità intermedia di luce, cioè con una brillanza intermedia.
In modalità superficie la brillanza di un colore dipende dal livello di illuminazione. Un cartoncino colorato appare di maggiore brillanza se la luce che lo illumina ha intensità maggiore e di minore brillanza se la luce ha intensità minore.
In generale la brillanza dipende dalle condizioni di vista. La luce di una motocicletta di notte appare di elevata brillanza, di giorno la brillanza appare inferiore.
Per il colore in modalità superficie il sistema visivo umano può giudicare la brillanza del colore in assoluto, ma anche la brillanza del colore relativa alla brillanza del bianco, cioè la chiarezza.
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